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di Marco Esposito

#10

Le Tre Costanti, parte 3

Marte

L’aria vibrò e una serie di scintille illuminò una minuscola porzione d’aria. Poi, nel bel mezzo di una grande foresta che fino a qualche ore prima non esisteva, le silhouette di due persone apparve nel bel mezzo della grande zona verde.

“Non posso occultarci ancora” ansimò Smasher mentre si lasciava cadere a terra, in ginocchio. Le veniva da piangere.

“Ci troveranno!” esclamò accanto a lei Eden Fesi, deciso a non farsi prendere dal panico come era appena accaduto alla sua compagna. “Rialzati, Izzy”.

La ragazza scosse la testa. “Non posso rialzarmi… non posso fare nulla”.

“Non è vero tu…”.

“Invece sì!” esclamò lei. “Dannazione, Eden, davvero non capisci?! I miei occhiali sono stati creati per potenziare dei guerrieri Shiar non degli umani: ogni volta che li uso loro modificano il mio corpo e lo cambiano e se mi spingo troppo oltre potrebbero… potrebbero uccidermi”.

“Non abbiamo molto da perdere” rifletté lui. Il suo mentore, Gateway, era l’unica persona che aspettasse il suo ritorno nello spazio, e non era neanche totalmente certo che tenesse davvero a lui. La morte non era una prospettiva così atroce, dopo tutto.

Ma Smasher chiaramente non la pensava come lui.

“Parla per te!” esclamò. Non si aspettava che la sua seconda missione si sarebbe ridotta a quello, che avrebbe passato i suoi ultimi momenti da supereroina a morire nel bel mezzo di un bosco alieno. “Teleportaci via, riportami a casa” pregò trattenendo a stento le lacrime.

“Non posso, te l’ho detto” rispose Manifold. “Le piante mi bloccano… e poi vuoi davvero lasciare qui Carol e il Cavaliere?”.

Izzy non rispose. Sarebbe stata un’ipocrita nel negare ciò che desiderava, andare via da quel posto. Ma allo stesso tempo il senso di colpa la stava divorando tanto quanto la paura.

“Che facciamo?” si arrese infine.

“Cerchiamo Miss Marvel e il Cavaliere Nero” rispose Manifold. “E se puoi, tenta di renderci di nuovo invisibili”.

“Occhiali, lo avete sentito” sussurrò la ragazza. Pochi attimi dopo la luce attorno ad entrambi venne distorta ed in breve le loro silhouette si dissolsero nell’aria.

*

Broxton, Oklahoma

Dove prima si trovava una piccola città, ora vi era  solamente una distesa radioattiva.

Al posto di case ed edifici ora svolazzava solamente della polvere; invece che da piante e animali la natura era costituita solamente da un infinito silenzio. E gli uomini e le donne che avevano fino a poco tempo prima animato le vie di Broxton ora erano spariti, come dissolti nell’aria. Anche questa era rarefatta, al punto che sembrava distorcere persino i raggi solari che arrivavano dal sole appena sorto, gettando una sinistra penombra sul paesaggio

La Distruzione aveva cancellato ciò che si trovava lì, senza fare distinzione tra esseri viventi e materia inanimata, creando unicamente un nuovo, fertile terreno per la Creazione.

Al centro del paesaggio desolato una donna osservava ciò che la circondava. Aveva in mano una sorta di lungo seme metallico, che fino a pochi attimi prima aveva brillato di potente energia ma che sembra spento, esaurito.

Accanto a lei, con gli occhi vacui e l’espressione apatica, si trovava Hyperion. Svolazzava a pochi metri dal suolo, perso nei propri pensieri.

“Ti piace la Distruzione che ho causato, mio caro?” domandò Abysso con un sorriso. I suoi capelli gassosi avevano assunto l’aspetto di una fiamma viva, riflettendo la sua eccitazione.

“Ovviamente, mia signora” rispose Hyperion, senza neanche guardare ciò che Abisso gli stava indicando.

“Vuoi sapere il motivo di tutto ciò? Il motivo della morte e dissoluzione di ogni cosa, mio caro?” domandò la donna crogiolandosi in un’aura di vittoria.

“In effetti, puttanella, mi piacerebbe sapere perché hai appena ucciso più di diecimila persone”.

Abigail Brand apparve in un lampo di luce bianca. Aveva in mano un gigantesco fucile puntato contro i due che aveva di fronte ed accanto a lei c’era Tamara Devoux. La ragazza brillava di energia propria ed il suo corpo era avvolto da un tessuto fatto di stelle. Delle scie di tessuto le ruotavano come tentacoli attorno al capo, avvolgendolo a ritmi irregolari. Sembrava spaventata.

“Chi sei tu?” domandò Abisso con espressione disgustata.

“Una a cui hai rubato un giocattolo” replicò Abigail mentre puntava il fucile contro Hyperion. Fece fuoco, sprigionando una grande vampata di energia.

Il colpo andò a segno, colpendo l’uomo i cui sensi riflessi erano rallentati dal controllo mentale della Costante. Lui gridò di dolore non appena il raggio di energia lo colpì al petto. Poi, qualche attimo dopo, il suo intero organismo sembrò esplodere, tramutandosi in una gigantesca bomba luminosa.

Terminata l’esplosione, l’uomo ruzzolò a terra, svenuto.

“Ho un modo per eliminare ognuno dei membri del mio team, aliena” spiegò la Brand senza neanche preoccuparsi per aver abbattuto un suo uomo. “Ho appena svuotato il tuo soldatino. Se non vuoi che ti scateni contro Capitan Universo ti conviene arrenderti”.

Abisso rise. “Pensi davvero che abbia paura di voi due, umana? Vi ucciderò e poi esporrò i vostri cadaveri in segno di…”.

“Credimi, speravo mi dicessi una cosa simile” la interruppe Abigail facendo un segno con la mano a Tamara.

La ragazza annuì e poi, senza esitare, puntò entrambe le proprie mani verso Abisso, rilasciando un lungo raggio di energia che colpendola la costrinse a gemere per la forza dell’impatto.

“Non avete idea di cosa avete appena fatto” sibilò la donna rialzandosi in piedi, con il corpo fumante e qualche scintilla che le fluttuava attorno. “Non ne avete proprio idea”.

*

“Sai, non ho mai avuto modo di giocare con un ibrido tra due specie così diverse”.

Ex Nihilo stava esaminando con una delle sue grandi mani dorate il volto di Carol, rigirandoselo tra le dita con noncuranza.

Lei tentò di non far trasparire alcuna emozione, ma il Cavaliere Nero non riuscì a fare lo stesso.

Entrambi gli eroi erano legati ad una parete di roccia rossa avvolta da piante e viticci, completamente disarmati e pieni di tagli e contusioni.

“Lasciala stare, Bestia!” esclamò Dane, furioso. “Lasciala stare!”.

“Stai zitto, Dane” gli sussurrò Carol a mezza bocca. Era incredibile come quell’uomo riuscisse a peggiorare situazioni così critiche a causa del suo temperamento.

“Esatto, taci” ridacchiò Ex Nihilo per poi voltarsi verso Aleph, dietro di lui. Il corpo del robot si era rigenerato rapidamente formando un nuovo scheletro metallico, anche se pareva ancora piuttosto instabile sopra le sue nuove gambe.

“Sai dirmi qualcosa di questo Cavaliere Nero?” gli chiese.

“È un semplice umano, un parassita dell’universo. L’unica cosa degna di nota è la sua arma” rispose il robot indicando la Lama d’Ebano piantata nel terreno. “Dovrebbe riuscire a tagliare attraverso ogni cosa”.

“Compresa l’armatura di un Celestiale?” domandò Ex Nihilo, interessato.

“Se stimolata con la corretta energia potrebbe riuscirci” disse Aleph. “Sei ancora interessato a vendicarti dei nostri giudici ed esecutori?”.

“Ovviamente, sì, amico mio” rispose lui mentre tornava a voltarsi verso Carol. “Sai perché siamo qui, mia cara?”.

Lei scosse la testa. Nonostante quella fosse una missione di esplorazione – non che fosse per quel motivo terminata nel migliore dei modi -  in quel momento non se la sentiva proprio di ascoltare i deliri di quel pazzo dorato. Ma se quello significava guadagnare un po’ di tempo, era più che disposta ad aspettare.

“Siamo qui perché vogliamo vendicarci” rispose Ex Nihilo con un sorriso. “Miliardi di anni fa siamo stati rinchiusi in un luogo a metà tra le dimensioni dai Celestiali. Reputarono il nostro lavoro inutile e dannoso. Dopo tutto questo tempo siamo riusciti ad uscire dal mondo in cui eravamo rinchiusi ed indovina cosa è accaduto?”.

“Non ne ho idea” rispose Carol. Quell’uomo amava davvero la propria voce.

“I nostri poteri sono diminuiti. Più che dimezzati. Sono un milionesimo di quello che erano” rispose lui divenendo improvvisamente adirato. “Quello che riuscivamo a fare con un pensiero ora riusciamo a farlo solamente con i Semi della Vita e della Morte, degli strumenti dall’infimo potere ma che sono piuttosto utili nella nostra condizione”.

“Cosa vuoi da noi, allora?” domandò Miss Marvel, sorpresa.

“Abbiamo bisogno di nuove risorse. I semi della Vita e della Morte hanno bisogno di tutta la forza di un pianeta per crescere, e a noi ne serviranno molti per riuscire a vendicarci dei Celestiali. Per quello trasformeremo questo Sistema Solare nel nostro personale Giardino”.

“Perché proprio noi? Perché proprio questo Sistema Solare?” domandò Carol, spaventata da quelle parole.

“Perché la Terra è speciale” rispose lui. “Ci sono delle Meraviglie. Qui sono passate creature come Galactus e la Fenice, i Celestiali e entità magiche di enorme potere. Le Gemme dell’Infinito sono passate più volte attorno a questo luogo. E siete sopravvissuti. Sempre… è impressionante”.

“Sconfiggeremo anche voi” intervenne Dane. “Avete affermato voi stessi che siete deboli”.

“E abbiamo anche detto che stiamo raccogliendo risorse. E voi due, mi duole ammetterlo, sarete delle ottime risorse”.

Detto ciò, afferrò il collo di Carol, stringendolo abbastanza forte da farle mancare il respiro.

“LASCIALA!” gridò inutilmente il Cavaliere Nero.

Poi, mentre Ex-Nihilo ridacchiava, la pelle della donna esplose e i suoi capelli divennero fasci infuocati mentre si tramutava in Binary.

“Passami la Spada, Aleph” disse il gigante dorato. “Vediamo che succede quando la immergi in un vulcano di energia”.

*

“Che succede?”.

Hyperion si sentiva stordito. Si era appena risvegliato senza alcuna memoria delle ultime ore. Si sentiva debole, con le sue cellule completamente svuotate di energia. Il sole lo stava ricaricando ma era ben lungi dall’essere il Dio Solare che era un tempo.

La voce di Abigail Brand lo fece sussultare.

“Ti ho appena battuto, bestione” gli disse con un sorrisetto. “Ed ora la mia personale Capitan Universo sta spostando particelle subatomiche e sciami di energia per disintegrare quella stupida donna che ti aveva assoggettato con i suoi poteri cosmici”.

“Oh” commentò Hyperion. “Ecco cos’è quel vortice”.

Una colonna di energia si ergeva al centro della distruzione creata dal Seme della Morte.

Così compatta da sembrare solida, non lasciava penetrare neanche un filo luce così da risultare praticamente opaca, come un gigantesco cono d’ombra.

Dentro di esso Tamara Devoux e Abysso stavano scatenando tutti i loro poteri contro l’altra.

Tamara si sentiva esausta, ma la voce di Sydren che le urlava ordini nella testa sembrava riuscire a impedirle di perdere il controllo sui propri poteri.

Sentiva la materia che la circondava come se fosse parte del proprio corpo. Percepiva gli elettroni e i protoni nello stesso modo in cui sentiva le proprie dita, e li muoveva, li spostava e li cambiava.

Processi di fusione nucleare, elementi che divenivano altri elementi, legami scissi e poi ricombinati tra loro per creare composti mai visti prima. Stava controllando il tessuto stesso della realtà con la propria mente, con una consapevolezza che non sapeva di avere.

Abysso era potente, ma non abbastanza da tenerle testa. Il suo corpo tremava e le sue membra erano in preda agli spasmi. Le loro menti si toccavano e si intrecciavano mentre combattevano su piani differenti della realtà, ma Tamara sembrava riuscire a sconfiggerla ogni qualvolta che lei alterava il campo di battaglia.

È debole, Tamara le disse Sydren nella testa con la sua voce sibilante. Devi farle ciò che ssstai facendo al resssto della materia che ti circonda. Devi cambiarla. Sssegui i miei consssigli e riussscirai a dissstruggerla.

Sono tutta orecchie rispose lei incrinando la fronte.

Immediatamente schemi e complessi grafici le affollarono la mente. Conoscenze aliene trafugate dai telepati dello SWORD da centinaia di razze iniziarono a fondersi con le sue, e in pochi attimi Tamara seppe tutto quello che doveva fare.

No…” balbettò Abysso. “Chi sei tu?”.

“Capitan Universo” rispose Tamara con un sorriso.

Gli atomi dell’Avatar della Distruzione esplosero e ruotarono su loro stessi, ricombinandosi in centinaia di modi diversi. In pochi attimi divenne di ferro, d’oro e di diamante, si tramutò in un gatto, in un cane e in una chimera. Divenne un uomo ed una creatura androgina, assunse l’aspetto di una dea e poi di un demone ed infine, in un ultimo fremito di energia, divenne umana.

La colonna di energia si disperse immediatamente e Tamara ed Abysso galleggiarono lentamente verso il terreno dal quale si erano alzate in volo poco prima.

Tamara era splendente di energia, mentre Abysso era svenuta a terra, nuda. I suoi capelli neri cadevano sulle sue spalle bianchissime come il resto del suo corpo. Piangeva, ora spoglia della sua natura cosmica, simile a coloro che aveva ucciso pochi attimi prima.

“Ottimo lavoro, cara” disse Abigail Brand mentre assieme ad un malconcio Hyperion si avvicinava a loro. “Ma per ora direi che basta”.

Prima di poter ribattere, Tamara percepì una strana sensazione all’altezza della nuca e poi il suo costume di stelle si dissolse nell’aria, lasciandola con indosso solamente la leggera canottiera e i pantaloncini che indossava prima che Sydren sbloccasse i suoi poteri.

“Oh” mormorò, basita. “Non vi fidate di me?”.

“Non ci fidiamo della Forza Enigma, cara” replicò la Brand. “Come non ci fidiamo di questa sgualdrina”.

“Che facciamo con lei?” domandò Hyperion.

“Nulla” rispose Abigail. “Sydren dice che il pezzo grosso non è lei, ma il tipo dorato. E ridotta com’è, è praticamente inutile anche come ostaggio”.

BANG!

Il colpo raggiunse il capo di Abysso e lo fece esplodere in centinaia di pezzi.

Abigail si rimise la pistola fumante in tasca davanti agli sguardi sbigottiti di Hyperion e Tamara.

“Ed ora andiamo su Marte a salvare il culo a quegli incompetenti”.

*

Poco prima di trafiggere Carol Danvers con la Lama d’Ebano, Ex-Nihilo fu costretto ad indietreggiare in preda al dolore e al panico più totali.

“Mia sorella… hanno ucciso mia sorella…”.

Prima che potesse anche solo pronunciare un’altra parola, la Spada sparì dalle sue mani in una serie di scintille scarlatte.

“Che diamine…?!” gridò mentre un ampio cerchio di energia si apriva dietro di lui e da esso sbucavano Manifold, con i mano la Lama d’Ebano, e Smasher, con gli occhiali brillanti di energia.

Uno scoppio di energia rossa travolse Ex-Nihilo e lo fece cadere a terra.

Aleph tentò di sollevare un braccio ma la Spada si materializzò nel bel mezzo della sua testa, facendo collassare il suo intero organismo appena ricostruito.

Nello stesso momento Miss Marvel scatenò un gigantesco scoppio di energia carbonizzando le piante che la trattenevano e riuscendo a liberarsi.

Poi, velocissima, si avvicinò ad Ex Nihilo e gridò a Smasher: “Lascialo, è mio!”.

La ragazza si allontanò prima che Carol afferrasse il gigante per il collo e lo sbattesse a terra, facendo sbriciolare il terreno e lasciandolo a terra, incapace di rialzarsi.

Poi, furiosa, afferrò il suo capo tra le mani e rilasciò una potente scarica di energia, facendola scorrere attraverso il suo intero organismo e lasciandolo poi cadere, privo di forze.

“Sono indeboliti” commentò mentre in maniera poco signorile sputava a terra e si asciugava la bocca ancora sanguinante per la battaglia precedente. “Che sta succedendo?”.

“Non lo so, cara” rispose il Cavaliere Nero mentre insieme a Manifold si avvicinava a lei, piuttosto malconcio. “Ma grazie per non avermi aiutato a liberarmi”.

“Oh, non fare il bambino, stavo picchiando il cattivo” replicò lei.

“L’ho visto, e sembravi piuttosto disumana” rispose il Cavaliere accennando alla forma luminosa della moglie.

Lei, innervosita, si sbrigò a tornare nella propria forma di carne. “È una questione seria, questa”.

“Noi  non abbiamo fatto nulla, abbiamo solo aspettato” commentò Smasher.

Poi, improvvisamente, il cielo s’illuminò d’azzurro.

Un altro portale apparve all’improvviso, e da esso sbucarono immediatamente le tre ombre di Abigail Brand, Tamara Devoux, i cui occhi erano sgranati per lo sforzo di tenere aperto il portale, ed Hyperion.

“Salve, miei cari” disse la Brand con un sorriso. “Vedo che ve la siete cavata bene anche senza di me”.

“Che cosa è successo, Abigail?” domandò Carol.

“Ho risolto la situazione” rispose lei. “È uno di quei momenti in cui mi chiedo per quale motivo abbia una squadra d’azione quando devo sporcarmi io le mani”.

“Tu non hai visto che ci hanno fatto…” provò a dire Dane.

“Non sarà peggio di una città rasa al suolo da un olocausto nucleare” tagliò corto la Brand. “Ma ci sarà tempo per rimettervi in riga. Chi dei due è ancora vivo?”.

“Il tipo dorato” rispose Carol mentre si puliva con noncuranza il vestito sporco di sangue.

“Bene, allora lo riportiamo a casa per interrogarlo” commentò Abigail. “Manifold, appena puoi…”.

Il ragazzo annuì e poi, con un singolo gesto, generò un lampo di luce e teleportò via l’intero gruppo. Lasciando il nuovo Pianeta Verde, ora privo del proprio Creatore ma libero di sviluppare tutto il proprio potenziale.

*

“… ed è per questo che la Creazione non può mai vivere senza le altre due parti dell’insieme”.

Ex Nihilo concluse il proprio discorso con un sorriso, che apparve distorto attraverso il campo di forza all’interno del quale era ingabbiato.

“Hai qualche domanda da farmi, mia dolce ragazza?”.

Tamara Devoux annuì. Era seduta sopra uno sgabello da ore oramai, intenta ad ascoltare i discorsi del nuovo prigioniero dello SWORD, inerme all’interno della sua gabbia energetica, la sua nuova ed eterna dimora.

“Come puoi tu vivere, allora?” chiese. “Sei rimasto da solo per colpa nostra, e non sembri neanche arrabbiato”.

“Perché sono certo che un giorno i miei fratelli torneranno, in nuove e diverse forme” rispose lui con un sorriso. “E sono certo che io e te diverremo grandi amici, Capitan Universo”.

*

“Quali sono i prossimi obiettivi, Brand?”. Carol Danvers, senza la propria uniforme ma con una semplice tuta addosso, era all’interno dell’ufficio del suo capo.

“Nulla di immediato” rispose la Brand. “Stiamo tenendo d’occhio gli Inumani e gli Shiar sembrano arrabbiati per il fatto che Izzye abbia preso i loro preziosi occhiali. Ma sarà una semplice missione diplomatica… hai tutto il tempo di riposarti con tuo marito”.

“Oh” mormorò Carol con un lieve sorriso. “In realtà io e Dane di recente non ce la passiamo molto bene. È arrabbiato perché non gli ho detto di Binary e l’ultima missione lo ha destabilizzato e…”.

“Vuoi una missione?”.

“Sì” disse Miss Marvel con un rapido sorriso. “Voglio dannatamente andare in missione”.

*

Lo strato che separa gli universi è più sottile di quanto si possa pensare. Era servito ad Hyperion ad accedere a quell’universo, a sfuggire dal proprio.

Ma adesso, guardando la superficie così vicina del sole, sentiva che qualcosa stava mutando.

Altri stavano arrivando. Lo Squadrone Supremo era vicino.